“To Be Lambrusco” - Essere Lambrusco
Pubblicato il: 03/09/2010

AgendaEventi: Castelvetro di Modena (Mo) > 17/18 ottobre 2010


Organizzata dal Simposio dei Lambruschi "To Be Lambrusco" si terrà il 17 e 18 ottobre nello splendido castello di Levizzano Rangone (IX sec) nel comune di Castelvetro di Modena, immerso nelle dolci colline multicolori modenesi. La manifestazione vedrà un momento per ogni target, dal consumatore finale ai professionisti del settore. A  questi sarà dedicato l'appuntamento più originale, il concorso "Il Lambrusco cerca moglie", che vedrà i sommelier lasciare il taste vin per scendere ai fornelli inventando una ricetta ideale in abbinamento al Lambrusco.
 
Per la prima volta quindi, non si partirà dal piatto per scegliere il vino ma avverrà l'esatto contrario! Tutti i sommelier che esercitano la professione potranno prendere parte al concorso contattando (info: 335.342485). Le finali si terranno lunedì 18 durante l'evento davanti ad una giuria di esperti. Accanto al concorso, l'intera giornata offrirà il banco d'assaggio per gli addetti ai lavori, dove si potranno incontrare le aziende socie del Simposio, ma anche i colleghi "ospiti", i produttori del Convito di Romagna e del Mosaico Piacentino, completando così idealmente la conoscenza di Lambrusco Modenese, Sangiovese di Romagna e Gutturnio.
 
Il banco d'assaggio si terrà anche la domenica e sarà aperto al pubblico. Potranno partecipare all'evento persino le famiglie. A "To Be Lambrusco", infatti, anche i bambini saranno ospiti graditi, grazie al percorso didattico realizzato in collaborazione con le scuole elementari e medie di Modena. I consumatori di domani potranno, quindi, imparare a conoscere come l'uva diventi vino in modo divertente assieme a personale qualificato, mentre i genitori si godranno qualche ora di tranquillità degustando i prodotti delle circa 50 cantine presenti. Non mancheranno le specialità gastronomiche del territorio, dai grandi classici come il Parmigiano Reggiano e l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena a prodotti innovativi come il Balsamela.
 
Un'occasione per approfondire la conoscenza del territorio ricco di castelli, borghi medievali e paesaggi mozzafiato, complici i colori dell'autunno. La giornata si concluderà con la cena gourmet realizzata da chef del calibro di Massimo Bottura de "L'Osteria Francescana", Filippo Chiappini Dattilo de "L'Antica Osteria del Teatro" e Gennaro Esposito del Ristorante "La Torre del Saracino" di Vico Equense.

IL SIMPOSIO DEI LAMBRUSCHI. L'associazione "Simposio dei Lambruschi" è nata a inizio anno e ne fanno parte le aziende: Pederzana, Villa di Corlo, Fiorini, Ca' Berti, Paltrinieri, Fattoria Moretto, Podere il Saliceto, Francesco Vezzelli. Otto vignaioli uniti da una passione comune quella della produzione di Lambrusco di qualità . Produttori ma prima di tutto amici che hanno sentito la necessità di confrontarsi, esprimersi, dialogare, ritrovarsi sull'argomento "Lambrusco" a tutto tondo, dalle migliorie in vigna, alle innovazioni in cantina fino alla valorizzazione del territorio. Lo spirito che li accomuna è quello di un moderno concetto di Simposio in grado di potere cogliere tutte le sfumature che portano alla qualità totale. Otto realtà di medie dimensioni che coprono l'intero territorio vocato, dalle dolci colline di Castelvetro con il suo Grasparossa, passando per Sorbara e il suo omonimo lambrusco arrivando a Santa Croce per la produzione del Salamino. Tra gli obiettivi compare quello importante di sviluppare studi varietali e ricerche vitivinicole ed enologiche con il preciso intento di favorire un sempre maggiore livello qualitativo dei Lambruschi.

IL LAMBRUSCO.
La storia del Lambrusco arriva da lontano e una fra le ipotesi più accreditare è che le uve derivino da specie spontanee che crescevano nella Valle Padana fin dalla Preistoria. La "Vitis Labrusca" era conosciuta oltre che dai Latini anche dagli Etruschi e dai Galli Ligures. Pur essendo conosciuta, la Vitis Labrusca non veniva però vinificata in modo certo. E' solo nel 1300 che il bolognese Pier De Crescenzi, nel suo trattato di agricoltura, per la prima volta suggerisce di prendere in considerazione l'allevamento della Vite Labrusca per poi ottenerne vino. Nel 1560 Andrea Bacci, medico del Papa Sisto VI rilevava che "sui Colli sottostanti l'Appennino di Modena si coltivano Lambrusche, uve rosse, che danno vini piccanti, odorosi, spumeggianti per auree bollicine, qualora si versino nei bicchieri". Ancora, negli archivi storici della casa ducale d'Este ritroviamo una preziosa distinta del 29 ottobre 1693 che annovera tra le uve consegnate alla cantina una importante partita di "Labrusca". Nel diciottesimo secolo si ha poi una innovazione fondamentale per la conservazione delle caratteristiche peculiari di questo vino ossia l'introduzione della bottiglia in vetro e del relativo tappo in sughero. Probabilmente affonda qui le sue radici anche il famoso spago che tratteneva il sughero che ancor oggi, qualche fedele agli insegnamenti tramandati, è solito pazientemente mettere al collo delle bottiglie appena tappate in proprio, in rigorosa luna calante di marzo. Durante tutto l'Ottocento e fino ai primi del '900 il Lambrusco era considerato un prodotto molto pregiato infatti mentre la maggior parte del vino veniva venduto sfuso il Lambrusco era commercializzato e servito in bottiglia ad un prezzo elevato. E' del 1867 ad opera di Francesco Agazzotti, prezioso descrittore anche dell'Aceto Balsamico, una prima suddivisione marcata ed esauriente delle tre tipologie prevalenti dei vitigni coltivati: il Lambrusco della viola o di Sorbara, il Lambrusco Salamino, il Lambrusco dai Graspi Rossi dai quali si ricaveranno, mischiati con altre e diverse varietà, i vari tipi di Lambrusco.

LAMBRUSCO GRASPAROSSA DI CASTELVETRO. Il Grasparossa prende il nome dal colore rosso acceso tipico del raspo e dei pedicelli del vitigno. È la produzione più piccola e di collina nel panorama variegato della famiglia dei Lambruschi modenesi. Il grappolo è spargolo, di forma conica con acini piccoli e scuri. La buccia è spessa e dura. L'acino è ricco di vinaccioli e poco succoso. Il Grasparossa matura tardi godendo appieno dei preziosi raggi di sole dell'ultima decade di settembre per esser raccolto ad ottobre come da consolidata tradizione centenaria. Si coltiva con indiscutibile successo nelle assolate colline Castelvetresi e nelle zone limitrofe. Il vino che si ottiene risulta di colore rosso rubino intenso con decisi riflessi violacei e spuma cremosa della stessa tonalità. Al naso esprime fragranza e vinosità, con nitide note di marasca e frutti rossi a caratterizzare la struttura organolettica della cultivar. Grande armonia ed equilibrata acidità caratterizzano l'impatto al palato; piacevolmente frizzante, stempera nel finire asciutto e appena tannico l'iniziale impressione amabile.

LAMBRUSCO DI SORBARA. Comprende il territorio di 12 Comuni della provincia di Modena tra cui la frazione Sorbara. Il Lambrusco di Sorbara si ottiene quindi dal vitigno omonimo (minimo 60%) e dal Lambrusco Salamino (massimo 40%). Il vitigno trova la sua massima espressione nella zona compresa tra i fiumi Secchia e Panaro dove i terreni sono sciolti, sabbiosi e naturalmente fertili. E' il più antico e blasonato della famiglia dei lambruschi ed è conosciuto anche come Lambrusco della Viola per il suo particolare sentore floreale. Il grappolo è spargolo, a forma conica con acini sferoidali, ed inoltre presenta, più o meno evidente a seconda delle annate, il fenomeno della acinellatura dovuto ad una malformazione floreale. Questo se da una parte può provocare una sensibile riduzione in termini di quantità, dall'altra risulta marcare in modo ancora più deciso le caratteristiche proprie di questo vino: la tonalità tenue del colore e la spiccata acidità. Il vino si presenta di un bel colore rosso rubino chiaro con spuma leggermente rosea. Al naso è fresco con una spiccata nota di viola e frutti rossi mentre al gusto è delicato, sapido e morbido.

LAMBRUSCO SALAMINO DI SANTA CROCE.
La coltivazione del vitigno si estende nei territori di 13 comuni dalla parte settentrionale della provincia di Modena. Il suo nome è legato ad una frazione del comune di Carpi, Santa Croce, dove troviamo terreni fertili ed equilibrati. Il grappolo è piuttosto piccolo, lungo una decina di centimetri, di forma cilindrica e compatta che lo fa assomigliare ad un piccolo salame. Gli acini hanno una buccia spessa e una polpa molto succosa e maturano attorno alla prima decade di ottobre. Il vino è di colore rosso rubino carico con spuma dagli orli violacei. Il profumo è fresco, fruttato, fine, persistente oltre che vinoso intenso, ha una buona acidità ed il corpo è di media struttura.

Info:
www.simposiodeilambruschi.it

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