Luoghi Del Mondo

Paesaggi
I paesaggi sono pronti.
Portano gioia e felicità
a ogni persona che passa di là.
I paesaggi sono unici
nella loro verità.
Melody Aurora Sara
(9 anni)



 
 

 

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Pubblicato il: 03/08/2009

A piedi per luoghi misteriosi

Italia – Veneto – Provincia di Padova

"Padova tra misteri, miti e leggende" è la proposta ideata da Turismo Padova Terme Euganee e curata da Immaginarte, Assoguide Veneto e Guide Padova, che prevede tre itinerari, alla scoperta dell'aspetto più enigmatico e misterioso del territorio padovano e dei luoghi più leggendari. I castelli, le città murate, i romitori isolati tra le colline, i siti naturalistici e le ricchezze monumentali patavine potranno essere scoperti da una prospettiva tutta nuova. C'è il "Tour dei Castelli" e il "Tour per luoghi misteriosi" fino all'affascinante percorso dedicato a "Padova Misteriosa". Il "Miti e Leggende", ad esempio, è un tour da percorrere a piedi e così scoprire le bellezze del territorio, ascoltandoi le curiose leggende che da millenni si tramandano e affascinano i visitatori.
LA BUSA DEI BRIGANTI. Quel gruppo di sassi, a tre quarti del Monte Cinto, era un covo di ladri, dall'altra parte del monte, dove una volta, tanti anni fa, fu adorato il dio Silvano. I ladri nella caverna tenevano le loro provviste, fra le quali non mancavano le armi per uccidere; poiché uccidere era il loro mestiere. Nelle notti buie salivano in vetta alle rovine, dapprima abitazione dei Romani, sulle quali poi gli Scaligeri fabbricarono un castello, distrutto da Ezzelino da Romano, figlio del diavolo in forma di carne. Sulla spianata del monte si vedono ancora le buche dove i furfanti fabbricavano la polvere. S'erano ferrati le scarpe coi chiodi abbandonati dai soldati di Ezzelino e, lesti come caprioli, giù per quel canalone si precipitavano al piano, per calare sui malcapitati viandanti; e non solo di notte, ma anche in pieno giorno. Nel 1848 Radetzky istituì il giudizio statuario e nel 1856, durante una retata, dopo una lotta terribile, furono presi cento briganti ed impiccati sulla piazza di Este. Solo il capo banda si salvò, nascondendosi nel buso dei briganti, dove continuò a vivere con la moglie. L'amore lo cambiò e lo trasformò in un uomo buono e generoso, tanto che la gente gli diede l'appellativo di Eremita oppure di Santo. Nelle notti lunari lo si può scorgere sulla cima del sasso con le braccia incrociate.
RUDERI CASTELLO DI SPERONELLA. Nei Colli Euganei a Rocca Pendice, nelle vicinanze di Teolo, tra le macerie di questa strategica fortezza eretta sul finire del IX secolo a difesa delle vallate attigue, ci si può imbattere nel Fantasma di Speronella Delesmanini. Rapita dal conte Pagano, vicario agli ordini di Federico Barbarossa, fu qui rinchiusa e venne successivamente liberata dai padovani durante la rivoluzione del 23 giugno 1165.
IL CONVENTO DI BEATA BEATRICE D'ESTE. Figlia di Azzo d'Este e di Sofia di Savoia, Beatrice crebbe bella e virtuosa nel castello di Este, e pur non sottraendosi ai doveri di Corte, ella si sentiva nata per vivere nell'amore di Dio. Si narra che in una notte bianca di brina la piccola Beatrice udì il belato di un agnellino che invocava aiuto. Uscì scalza nella notte e, dopo aver cercato a lungo, si diresse verso il luogo da dove proveniva il richiamo: tra la sterpaglia, anziché l'agnellino trovò una gran luce risplendente e nella luce le lettere J.C. (Jesus Christus). Tra i tanti ammiratori che richiedevano la mano di Beatrice vi era Ottrone, un poeta trovatore in grado di cantare versi dolcissimi. Solo a lui Beatrice comunicò che tre giorni dopo avrebbe lasciato in segreto il castello per rinchiudersi nel monastero di Salarola. La notte prescelta Beatrice lasciò con una compagna il castello. Ottrone, che temeva per la sua vita, la scortò con la fiaccola fino alla porta del monastero. Poi lasciò l'Italia. Beatrice però temeva che il monastero di Solarola non fosse abbastanza isolato per permetterle la contemplazione che desiderava e un anno e mezzo dopo il suo arrivo decise di partire e fondare un nuovo convento sopra la cima del monte Gemola. Ottrone nel frattempo, lasciati tutti i suoi beni in Germania, era rientrato in Italia  e aveva conosciuto San Francesco che gli aveva ridonato gioia e serenità. Tornato alla Corte d'Este apprese che Beatrice aveva fondato il convento sul Gemola. Allora salì sul monte di fronte, il Monte Fasolo, e si fabbricò una capannuccia all'ombra dei cipressi, chiamati da allora i cipressi di San Francesco, e lì visse da santo eremita. Quando Ottrone morì il sasso davanti alla sua capanna si coprì d'erica, che fiorisce ancora e sempre, e la sua mandola suonò dolcemente. Nelle notti tranquille e stellate quando tutto è silenzio, si sentono vibrare nell'aria le corde di una mandola e nel cielo si spande un tenue profumo d'erica montana che investe Este, Salarola e Gemola i tre vertici di santità. L'ex Convento di beata Beatrice, in uno splendido contesto paesaggistico, ospita oggi il Museo naturalistico dei Colli Euganei
IL TESORO DEGLI SPAGNOLI. Si narra che gli Spagnoli furono costretti a nascondere i tesori rubati qua e là, seppellendoli a mezza costa del Monte Lozzo. In un solo giorno dell'anno si rompeva l'incantesimo che proteggeva il tesoro: il Venerdì Santo. Desiderosi di arricchirsi, i paesani si rivolsero all'Eremita del buso dei Briganti e gli chiesero di pregare per loro affinché trovassero il tesoro. L'Eremita invano tentò di convincerli che non è l'oro a fare la felicità, ma alla fine si arrese e svelò che il tesoro sarebbe stato ritrovato il Sabato Santo, ma che per preservarlo dopo il ritrovamento dovevano digiunare e stare puri per 3 giorni. La notte del Sabato Santo, accompagnati dal parroco, i paesani trovarono un pentolone pieno di monete d'oro. Lo portarono in paese e se le spartirono. Ma anziché ascoltare il monito del Santo, i paesani ruppero il digiuno e festeggiarono abbondantemente nelle osterie. La mattina dopo le monete d'oro si erano trasformate in carbone. Solo la vecchia Gigia, pura di cuore, aveva saputo preservare le monete e ne diede una parte alla Madonna, una parte ai più poveri di lei e quel poco che rimase lo tenne per se stessa. E così sfumò il tesoro degli Spagnoli. Dopo qualche tempo l'Eremita, carico d'anni, fu trovato morto sul limitare della porta del buso dei briganti. Un mandorlo fiorì in quel luogo. Ed è il primo che si carica di fiori ogni primavera.
Info:
www.turismopadova.it

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